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Una mia esperienza vissuta con il Maestro Shirai.


In occasione di uno stage a Bergamo, circa 40 anni fa, durante una lezione dedicata agli insegnanti, il Maestro Hiroshi Shirai disse qualcosa che mi colpì profondamente. Normalmente le sue lezioni erano molto intense: fisicamente impegnative, precise per quanto riguardava la tecnica, fino ai minimi particolari, e lui richiedeva sempre il massimo impegno da tutti noi. La sua capacità di portarci al massimo di partecipazione e prestazione, sia fisica che mentale, era la sua speciale qualità, il che lo rende davvero “un grande Maestro”. E vi posso assicurare che nessuno di noi risparmiava le proprie energie, davamo il massimo delle nostre capacità e lui era sempre in grado di portarci oltre ogni nostro limite. Quel giorno, dopo il saluto, ci riunì accanto a lui e disse: “Siete pronti, ora è giunto il momento di andare oltre, dovete e dobbiamo conoscere consapevolmente cosa c’è e cosa accade oltre queste pareti, ma senza andarci fisicamente, restando qui”.
Rimasi molto colpito, non riuscivo a capire cosa volesse dirci. Per un poco, non parlò più, ma ci osservava, guardandoci negli occhi, poi, aggiunse: “Avete dato il massimo, io continuerò ad allenarvi con rigore e vi chiederò sempre più impegno. Da questo momento dovete osservarvi interiormente, percepire la vera realtà che noi siamo e praticare nella quotidianità i principi del DO, che sono i pilastri della nostra pratica. Una nuova consapevolezza sboccerà in noi!”
Sono trascorsi circa 40 anni da quel giorno; ho seguito il suo suggerimento e molte cose sono accadute, tra cui l’inizio del lavoro interno e l’incontro con il Maestro Spirituale.


Una condivisione:
assumere la posizione del testimone


Attraverso il “lavoro pratico su sé stessi”, noi possiamo favorire o anche impedire la crescita interiore: per favorirla, possiamo agire consapevolmente, facendo ricorso a tutta la nostra determinazione, ai nostri talenti e alla nostra buona volontà per preparare il terreno, “ed è a questo che serve la pratica”. Così, per effettuare la grande transizione “esterno/interno”, ci sono cose che possiamo fare consapevolmente e altre che non dipendono dalla nostra volontà e dalle nostre capacità coscienti, ma che avverranno da sole se accettiamo di preparare consapevolmente e con impegno il terreno e di aprire la porta del cuore con la pratica dei principi, i quali sono la base della nostra pratica. Solo allora, la luce della intuizione entrerà facilmente e con naturalezza. La pratica può solo servire ad aprire la porta, il che non è necessariamente facile né istantaneo, perché è possibile che se ne sia persa la chiave, o che i cardini siano parecchio arrugginiti.
Le belle parole sono utili, ma insufficienti; il miracolo della fioritura interiore può manifestarsi solo se pratichiamo concretamente i principi della “coscienza superiore”, che sono i pilastri di ogni Via (Do-Tao) nella nostra vita quotidiana, sul lavoro e nella società. Infine, se scegliamo di agire concretamente per permettere alla magia della Via (vita) di operare, occorrerà che lo facciamo con sensibilità, umiltà, ricettività, malleabilità, apertura e pazienza, così da sentire, rispettare e alimentare questa grande forza di vita e di trasformazione presente in noi. Certo, la mente poco abituata a questo atteggiamento sarà molto delusa di non poter avere il controllo su tutto; ma è una bella occasione per liberarsi dalla morsa della razionalità ordinaria e assaggiare un’intelligenza più vasta e una realtà più felice. Solo così potremmo lasciare che dalla “Via” sbocci la nostra trasformazione.
Liberare la nostra coscienza dai vecchi meccanismi dell’ego, non permetterà più che l’obsoleto sistema mentale-emozionale programmato invada la nostra vita, ma, piuttosto, ci permetterà di imparare a governarlo: significa avere degli strumenti per non farsi più catturare dal circuito inferiore della coscienza.
Preparare il terreno (corpo), renderlo fertile, seminarlo, potarlo, amarlo, nutrirlo, farà si che una “forza maggiore” possa agire e far sbocciare il monaco-guerriero che è in noi. Oss!

                                                                                                                                           Giorgio Marras

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